In forza di questi PROCESSI, io, da Sindaco, ho subito compreso una profonda verità, che per me è diventato un motto: “La Comunità è più grande del Comune”.
Significa essere consapevole del limite del proprio agire, che il Comune non può e non deve arrivare dappertutto, della complementarità (sussidiarietà) tra i soggetti di cui Lecco è ricca, con l’onere di poterne orientare le priorità. Un confine reale, di rispetto delle competenze, ma anche di grande libertà di intessere relazioni, che poi a loro volta moltiplicano le possibilità.
Pensiamo cosa NON si potrebbe fare nel nostro Comune, ad esempio nel sociale, senza l’apporto delle Cooperative o del terzo settore.
Pensiamo cosa NON si potrebbe fare nel nostro Comune, ad esempio nell’istruzione e nell’educazione, senza l’apporto degli asili o delle parrocchie.
Ma guardate che lo stesso vale anche per gli investimenti, la cura della città… ecc.
Il Comune ha investito nel lungolago, nella funivia, nell’attrattività territoriale, così come la comunità economica investe, per esempio, in nuove strutture alberghiere.
Il Comune ha abbellito strade e marciapiedi, e allo stesso tempo la comunità ha attivato quei patti di collaborazione per cappellette, parchi cittadini, o addirittura luoghi abbandonati (Grom di Laorca), per il recupero della diga del Paradone e della nostra archeologia industriale.
Lo sapete, non avevo mai fatto politica attiva.
Certo, la preparazione personale, lo studio, le competenze… ma vivere cinque anni come questi ti rendi davvero conto di che cosa è la politica. Per alcuni la politica è gestione del potere o delle clientele, per altri è coronamento di ambizione personale, per altri arte del comandare, con calcolo, arguzia, quando non con cinismo o con la forza o addirittura col timore.
E ci tengo a dirlo oggi, qui, con trasparenza, quello che ho imparato finora della politica, come la interpreto e come la vedo in prospettiva.
Politica è sicuramente pensare, progettare, condividere, ma soprattutto realizzare, altrimenti resta filosofia. “Realizzare il Possibile”, l’arte del possibile, è già una buona definizione di politica.
Ma andando oltre, da Sindaco, giorno per giorno, notte dopo notte, ti rendi conto davvero che la politica è una cosa sola: è SERVIZIO. È puro servizio.
Oggi ancor più: è consapevolezza, responsabilità, fiducia, speranza, generosità.
Guardate che fare politica come Servizio significa essere consapevole che la maggior parte del lavoro, quello vero, non avviene sul palcoscenico pubblico, ma lo svolgi senza far notizia, e così puoi cambiare la vita delle persone. Dare il meglio a persone che neppure conosci senza aspettarti nulla in cambio, servizio gratuito dato in abbondanza, con generosità. Questo ci fa stare con la coscienza a posto e ci fa sentire, davvero liberi!
Ora è il momento dei “grazie”.
Grazie alla mia Giunta. Una squadra speciale perché solo loro sanno davvero quanto abbiamo lavorato, quanto ancora abbiamo a fare, quanto ci siamo confrontati e sostenuti proprio nei passaggi più critici, e sappiamo che il pezzo più difficile è quello che incomincia oggi: perché mentre vogliamo concludere rapidamente tutti i progetti, intanto stiamo già ponendo le basi per i prossimi anni o, con il PGT, per il prossimo decennio. Sono orgoglioso di voi: Beppe, Lele M., Lele T., Maria, Giovanni, Renata, Roberto, Simona. Orgoglioso anche di Alessandra, sì, Alessandra, che ogni giorno ci ricorda quanto siamo umani, quanto può essere pericolosa quella miscela di cattiva politica, comunicazione, emozioni; quanto dobbiamo sopportare in silenzio dentro di noi, perché così è meglio per la città, per gli altri. Sì, orgoglioso anche di te!
Grazie al mio papà, guardingo e pragmatico, a mia mamma perché, quando vado a Malnago almeno un pasto al giorno riesco a recuperarlo. Ovviamente a mio fratello e ai miei nipoti, che nel frattempo si sono moltiplicati.
Chiudo i ringraziamenti con una citazione manzoniana.
Da Sindaco accade talvolta di trovarsi come Renzo Tramaglino, al capitolo XVII dei Promessi Sposi, quando scappa dai tumulti di Milano, con quello stato d’animo d’ansia e si perde nei boschi verso l’Adda, perde la strada, si nasconde tra i cespugli, poi crolla di fatica e si addormenta nel bosco trovando pace solamente pensando ad una “treccia nera” e a una “barba Bianca”. La “Treccia nera” quella di Lucia, quell’affetto sempre troppo lontano, e quel Fra Cristoforo con la sua saggezza del vivere. Ecco, in quei momenti lì, io penso al mio e nostro Fra Cristoforo, il saggio Matteo, e ovviamente alla mia “Lucia”, ancora troppo lontana.
E vi assicuro che è anche grazie a loro che… noi continuiamo!
Lecco ci aspetta!
NOI CONTINUIAMO!